Ilford FP4 al Naviglio Grande

Da tempo, prima di smettere per una decina d’anni di fotografare a pellicola, mi ero perdutamente innamorato di due pellicole: ilforf HP5 e Ilford FP4.

Dopo aver rimesso in piedi un abbozzo di camera oscura, è stato del tutto naturale cercare nuovamente Ilford con queste due emulsioni che nel frattempo sono state rinnovate, nella versione plus. Confermato assolutamente il mio amore smisurato per queste due pellicole, le ho tenute come capi saldi per il test del “nuovo” materiale fotografico.

In questo caso FP4+ è stata scelta per testare parte di nuovo corredo: Canon AV-1 e Canon FD 50mm f/1.4

Come di consueto mi concedo una foto di rito dell’assetto fotografico.

Canon AV-1 con 50mm f/1.4 S.S.C. e Ilford FP4+
La strumentazione utilizzata per l’uscita fotografica.

Come di recente scoperto da Elena, Ilford FP4+ sta per Fine Panchromatic, quindi una pellicola studiata per avere una grana particolarmente fine. Indicata per cogliere dettagli più fini dell’immagine, quindi mi avrebbe permesso di trovare eventuali difetti di una lente che conosco molto bene nella sua versione EF (a occhio e come resa non sembra cambiato molto se non gli automatismi e il numero di lamelle del diaframma).

Via Vigevano di mattina presto
Uno dei punti di accesso al naviglio grande venendo da Porta Genova.

La mia amata Ilford FP4 si rivela essere molto adeguata anche con la foschia (che un po’ mi ha colto di sorpresa, ma non mi ha guastato l’uscita) che adoro con il bianco e nero. Nel contempo la pellicola mantiene un bel contrasto e dettagli fini sia sulle luci che sulle ombre. Il taxi è arrivato quando stavo decidendo l’esposizione e non accennava a spostarsi, ma alla fine ha fatto la sua presenza senza rovinare la foto.

Per fare fotografie per lo meno decenti si deve imparare due cose: a non aver fretta di scattare, oppure a valutare la contestualizzazione degli elementi di disturbo. Avendo spesso il tempo contato, faccio di necessità virtù e ultimamente sto imparando un pochino a contestualizzare.

Pioggia sul Naviglio Grande
Ovviamente, oltre alla foschia, anche la pioggerellina, che quella sì che disturba.

Non può mancare un po’ di sana pioggerellina che mi costringe a richiudere dopo ogni serie di scatti l’attrezzatura nella custodia o a nasconderla sotto la giacca. Immagino che dal 1971 ad oggi la fotocamera ne abbia viste di tutti i colori, alcuni segni li porta con fierezza sulla sua scocca, ma mi dispiace sempre mettere a repentaglio l’incolumità della mia attrezzatura. Qui la Ilford FP4+ si è comportata benissimo, neri scuri e lucidi, dettagli nei riflessi sull’acqua, mi piace proprio!

Vicolo dei Lavandai
Vicolo dei Lavandai è parte della storia di Milano e mi ha sempre affascinato.

Nonostante le numerose ed evidenti limitazioni della Canon AV-1, (intesa per essere quasi una punta e scatta in priorità di apertura) una scena così difficile con una dinamica di luci così ampia non ha messo in difficoltà la mia Ilford HP4. La resa di questa pellicola mi stupisce sempre.

Vicolo dei Lavandai è parte a tutti gli effetti della storia di Milano, ma mia ha sempre stupito il trattamento che riceve pressoché tutti i giorni dagli avventori della vita notturna che lo prendono un po’ come pattumiera.

Naviglio Grande
Naviglio Grande, prospettiva verso la Darsena.

Il naviglio grande, esposizione “sbagliata” dovuta al riflesso del cielo nel naviglio su una fotocamera con esposizione media ponderata al centro. Nonostante l’errore, questa foto assume un fascino particolare: ricorda le foto della Vecchia Milano con tutta la carica nostalgica che ne consegue. La Ilford HP4 è recuperabile, infatti in fase di scansione o di stampa un errore come questo, di uno stop, è facilmente correggibile mantenendo comunque una dinamica molto buona, ma ho preferito lasciare la foto “sbagliata” per l’effetto “Vecchia Milano” che ne consegue. Avevo già parlato delle foto senza tempo qui.

Ponte di ferro sul Naviglio Grande
Ponte di ferro sul Naviglio Grande.

Dal ponte qui ripreso (il terzo dalla Darsena, considerando il primo quello ancora aperto al traffico) mi ha permesso di fare una foto con il mood nostalgico che ben si addice a queste zone quando piove o c’è nebbia. Anche qui neri lucidi e dettagli in ogni dinamica di luce.

Zingara
Zingara sul ponte di Via Corsico.

Arrivato al ponte di via Corsico ho assistito al “Cambio della Zingara” che immancabile chiede l’elemosina, con qualsiasi tempo e qualsiasi orario su questo ponte. A un certo punto è arrivata una compare che si è messa ad osservare il flusso di gente su tutta via Corsico. Quando è stato il momento opportuno, una è uscita dal sacco da cui chiede l’elemosina e l’altra ne ha preso il posto. Purtroppo mi hanno visto con la macchina fotografica ma non ho rinunciato allo scatto ottenendone uno un po’ storto ma dovevo essere cauto. Raddrizzare la foto non è certamente difficile ma qui l’ho voluta lasciare tale e quale a ricordo della difficoltà dello scatto.

Saracinesche
Saracinesche

Dopo aver provato un po’ di diverse condizioni di luce, in diversi ambiti in situazioni in cui era il dettaglio a farla da padrone, ho deciso di provare il 50mm f/1.4 in una serie di scatti effettuati a f/1.4 sempre più ravvicinati. Adoro la AV-1 perché, a differenza della maggior parte delle reflex dell’epoca, è a priorità di apertura e non di tempi, modalità che adoro usare anche in digitale e in analogico con altre attrezzature che lo permettono. La Ilford FP4 in questa serie di scatti è stata preziosa per vedere la resa della lente.

Saracinesca
Saracinesca, 50mm f/1.4 @1.4 su Ilford FP4+

Nella prova a piena apertura si vede chiaramente come diventa morbida la lente, mantenendo comunque una definizione accettabile sia a centro fotogramma,

Bullone
Bullone, 50mm f/1.4 @1.4 a 60cm su Ilford FP4+

che nella parte periferica. Nell’ultima immagine si può vedere tutta la dinamica della Ilford FP4 con la sua grana fine e il suo tocco morbido che la rende perfetta per quegli scatti in cui si vuole isolare il soggetto dallo sfondo con solo la profondità di campo.

Alzaia Naviglio Grande
Alzaia Naviglio Grande

Come già accennato prima, con la pellicola e le condizioni meteo corrette, è possibile scattare una foto con l’aspetto e l’atmosfera nostalgica delle foto di inizio secolo scorso, anche con gli strumenti odierni, solo alcuni dettagli, all’osservatore attento, possono svelare l’età della foto.

Il Naviglio Grande
Il Naviglio Grande

Purtroppo la prospettiva centrale del naviglio, non è al centro del ponte di Via Gorizia ed è coperta da un albero che, in stagione invernale, permette abbastanza di intravedere il Naviglio Grande.

Il Naviglio Grande
Il Naviglio Grande

Altrimenti bisogna accontentarsi di una prospettiva non centrata in cui la tecnica di scatto iperfocale viene in aiuto per avere la definizione necessaria su tutta la profondità dell’immagine.

In conclusione da un rullino di 36 foto, ne ho pubblicate 12, portando la percentuale di foto che mi sento di pubblicare al 33% del prodotto che è ampiamente superiore a quello che succede con il digitale (dove sono sicuramente sotto al 10%.

Uscire a fotografare un soggetto trovandosi con le condizioni meteo preferite e con la pellicola adeguata ha aiutato sicuramente. In conclusione, dopo anni di astinenza, la Ilford FP4 si conferma nelle mie prime scelte per fotografare.

La Darsena, 10 minuti prima dell'alba

Darsena e naviglio grande a pellicola

La Darsena, dopo il rinnovamento ormai non più così recente ma che avevo sempre snobbato. Sono solito far decantare tutto ciò che faccia tendenza per poterlo interpretare a mio modo senza avere condizionamenti da tutto il brusio di fondo che ne consegue. L’alternativa sarebbe essere tra i primi ma onestamente essendo il mio solo un passatempo, do priorità ad altro.

Scelgo di alzarmi molto presto una domenica mattina di novembre per testare una Canon Eos 5 (ovviamente non digitale) acquistata l’estate prima in un lotto che includeva tra altre cose un obiettivo che mi interessava. Ero già possessore di una Eos 5, con un numero di serie successivo, acquistata dai miei genitori a maggio 1999 per il mio diciottesimo compleanno. Parliamo di tecnologia di 20 anni fa circa.

Scelgo la Darsena per un fattore di comodità in quanto il tempo che avrei avuto a disposizione sarebbe stato poco. L’obiettivo era quello di fotografare la nebbiolina a pelo d’acqua che nelle mattine d’inverno con cielo sereno spesso si forma.

Darsena con nebbiolina a pelo d'acqua
Darsena con nebbiolina a pelo d’acqua, mattina di novembre, Ilford HP5+

Armato di treppiede, reflex analogica e reflex digitale, raggiungo la Darsena poco prima delle 7:00 di mattina, compatibilmente con gli orari dei mezzi ho cercato di arrivare un po’ prima dell’alba. Il compito si rivela essere più difficile del previsto anche perché avevo dimenticato cosa volesse dire il difetto di reciprocità. Fortunatamente, come dico sempre, la pellicola è generosa, quindi, sebbene sbagliata la posa, qualcosa è sempre salvabile.

Darsena con nebbiolina a pelo d'acqua
Darsena con nebbiolina a pelo d’acqua, mattina di novembre, Ilford HP5+

Man mano che la luce aumenta, la nebbia va e viene ma cambiano le condizioni di ripresa e bisogna decidere in fretta. Il momento magico è circa 10 minuti prima dell’alba, almeno a occhio.

La Darsena, 10 minuti prima dell'alba
La Darsena, 10 minuti prima dell’alba, illuminazione pubblica spenta e ancora con forte contrasto tra cielo e tutto il resto.

Ora l’illuminazione pubblica è spenta e rivolgo i miei scatti a Est, dove il naviglio grande entra in Darsena, sotto al ponte che mette in comunicazione Porta Genova con Porta Ticinese, il riflesso dei palazzi nello specchio d’acqua immobile mi affascina e non importa che i colori tendano a un rosa tenue magnifico (catturato con la reflex digitale) ma ciò che importa quando si scatta in bianco e nero sono i contrasti e le forme, le simmetrie e le asimmetrie.

 

Il lago di Varese dalla Schiranna

Schiranna, dopo la tempesta

Il 9 agosto 2017 mattina, alla Schiranna di Varese, verso le 7:30 di mattina.

Il lago di Varese dalla Schiranna
Il lago di Varese dalla Schiranna, con il vento che increspava la superficie, e una cellula temporalesca sopra lo specchio del lago.

Sono rimasto affascinato dal gioco di luci che si è creato con una piattezza di toni nella parte destra dell’immagine e al contempo un contrasto con la parte sinistra della stessa. Inoltre è difficile vedere il lago di Varese con le onde, per sua natura è quasi sempre calmo.

 

Da Puerto Natales al lago Pehoe

Torres del Paine

Il parco nazionale di Torres del Paine è la zona protetta più grande del Cile ed è tra le più importanti aree di interesse naturalistico cilene.

Fa parte della zona climatica della patagonia cilena ed offre a chi passa degli spettacoli notevoli.

Da Puerto Natales al lago Pehohe
Da Puerto Natales al lago Pehoe

Il territorio sembra essere piatto e desolato ma ben presto, lasciata la strada asfaltata, diventa montuoso e più interessante procedendo lungo il nostro tragitto all’interno del parco di Torres del Paine.

Lago Pehoe
Lago Pehoe

Ci viene spiegato dalla guida che il lago è molto esteso e l’acqua è pulitissima. Inoltre impariamo molto presto cosa ha da offrire sempre questo territorio. La Patagonia è bellissima ma ha molto, molto vento da offrire.

Vento
Vento

Riprendiamo il percorso verso l’albergo situato all’interno del parco di Torres del Paine con la strada che si fa sempre più interessante. Il ponte in legno in macchina decisamente mi mancava tra le mie esperienze di viaggio.

Verso Pehoe
Verso Pehoe

Per la cronaca, alla destra del ponte era in costruzione quello nuovo, si scorge qualche pezzo di recinzione arancione del cantiere.

La nostra destinazione non si fa attendere più di tanto e ben presto troviamo un piccolo spiazzo con l’albergo Pehoe.

Hotel Pehoe
Hotel Pehoe

L’hotel Pehoe è ubicato in una posizione meravigliosa ed ineguagliabile per la vista, diretta sul Cierro Torre, complesso montuoso che da il nome al parco di Torres del Paine. Ciò che di questo posto è ineguagliabile è il fatto che, nonostante il tempo grigio, i panorami erano ugualmente emozionanti.

Cuernos del Paine
Cuernos del Paine

Il motivo che rende speciale l’hotel Pehoe è il fatto di essere su un’isoletta all’interno del lago Pehoe, affacciato alle Torres del Paine con un salone da pranzo con ampie vetrate sul lago e le montagne.

Si accede all’albergo solo tramite un ponte pedonale in legno che porta in un posto che sembra sospeso nel nulla.

Accesso all'albergo Pehoe
Accesso all’albergo Pehoe

Dall’albergo parte un sentiero che si allontana poco ma permette di avere già una visione decisamente migliore dei dintorni, rendendosi conto della conformazione dei dintori.

Il lago Pehoe e le Torres del Paine
Il lago Pehoe e le Torres del Paine

In questo frangente facciamo di nuovo incontro con un uccello meraviglioso e maestoso tipico della zona, il Condor. Il Condor delle Ande (Vultur Gryphus) ha un’apertura alare fino a 3,25 mt. La sensazione che sia il padrone indiscusso dell’aria è molto forte. Ci è stato raccontato che è talmente grosso che non riesce a volare quando piove perché se si bagnano le piume si appesantisce troppo. Allora ci si può avvicinare con cautela perché non può volare via.

Il condor delle ande
Il condor delle ande

Quando volteggia è maestoso e si sposta in modo aggraziato nonostante le dimensioni.

Vultur Gryphus
Vultur Gryphus

Le penne delle estremità delle ali che si separano in maniera caratteristica lo rendono riconoscibile a prima vista.

Parco nazionale di Torres del Paine
Parco nazionale di Torres del Paine

La visita al parco di Torres del Paine ci ha riservato molte scoperte, molti panorami e una sensazione di contatto con la natura come raramente oggigiorno si riesce ad avere.

Il Perito Moreno

Perito Moreno

Il Perito Moreno

Unico ghiacciaio ai giorni nostri che non si ritira ma si espande. Viene chiamato il gigante bianco e il motivo lo si capisce subito appena lo si vede.

Il Perito Moreno
Il Perito Moreno

A prima vista l’impatto è maestoso, una massa imponente di bianco-azzurro venato da qualche striatura grigia e nera qua e là… Il Perito Moreno è incuneato tra due monti e si getta nel Lago Argentino arrivando a dividerlo in due in quanto lo attraversa e tocca la terra ferma formando una diga di ghiaccio

Incontro con il Perito Moreno
Incontro con il Perito Moreno

Ciò che colpisce di più visitando il Perito Moreno è il silenzio. Avere la fortuna di essere soli a osservarlo pone automaticamente in una situazione mistica di contemplazione delle bellezze del creato. Proprio quando si pensa al silenzio si inizia a sentire la voce del gigante.

Sempre più vicini
Sempre più vicini

Avvicinandosi ci si accorge della montagna di ghiaccio, dell’imponenza, della maestosità e al contempo della delicatezza del ghiacciaio. Alla più piccola variazione di luce, l’azzurro lascia lo spazio al celeste, fino quasi al grigio, i riflessi e le luci si susseguono e danno vita a questa enorme massa bianca.

Il lato basso della diga
Il lato basso della diga

Periodicamente, ogni manciata d’anni, la pressione dell’acqua sul lato sinistro del ghiacciaio diventa sufficiente a far crollare la diga, cioè l’ultima propaggine del Perito Moreno che si congiunge con il lato di terraferma dalla quale è possibile osservarlo. Questo crollo provoca inondazioni in aree di pascolo e di prati.

La voce del Perito Moreno
La voce del Perito Moreno

Il silenzio della zona è rotto solo da rumori di rottura, colpi secchi seguiti dai tonfi dei blocchi di ghiaccio che cadono in acqua. E’ la voce del Perito Moreno, sempre uguale e sempre diversa.

Piccoli iceberg
Piccoli iceberg

Rimanendo qualche giorno in zona, è possibile osservare nel Lago Argentino dei veri e propri iceberg che si staccano dal Perito Moreno e si allontanano sciogliendosi piano piano nel lago. Un’esperienza che emoziona ancora dopo anni nel raccontarla, un paesaggio unico, incontaminato e selvaggio capace di regalare grandissime emozioni.

Nizza, Miroire d'eau

Nizza, perla del Mediterraneo

Nizza si distende lungo un piccolo golfo, distesa lungo una spiaggia ampia ma senza molta sabbia lambita dal mar Mediterraneo, tra il porto, appena prima della città antica, e l’aeroporto. Città della costa azzurra ad appena 40 km da Ventimiglia, è molto accessibile e la popolazione di Nizza accetta di buon grado di farsi capire anche dagli Italiani.

Veduta di nizza
Nizza nella luce del mattino

Una volta passati da Nizza, è difficile dimenticarla. Nizza viene chiamata la perla del mediterraneo. Nota per la sua vocazione turistica, antico porto di mare, in realtà è molto di più di quanto si voglia mostrare.

Nizza
Vista di Nizza alle prime luci dell’alba

Andando verso piazza Massena, si passa dai Giardini Alberto Primo dove è installato un sistema che nebulizza acqua per creare dei giochi di luce molto suggestivi. Nizza ha investito molto sui parchi e sulla vivibilità della città

Nizza giarino Alberto Primo
Nebbia artificiale

Passeggiare nei giardini Alberto Primo con questi giochi di nebbia è particolarmente divertente.

Nizza Giardini Alberto I
Veduta dei giardini Alberto I a Nizza

Nizza deve il suo nome ai marsigliesi che, probabilmente, la chiamarono così a seguito della rivendicazione della città sui genovesi. Non a caso infatti, Nizza deriverebbe dal greco Nikaia ovvero Nike, Vittoria.

Nizza bilingue
Iscrizioni bilingue

Terra di mezzo,  la perla del mediterraneo. Contesa tra Francia ed Italia, a lungo facente parte del Ducato di Savoia, Nizza finalmente nel 186o ritorna ad essere francese.

Place Massena Nizza
La fontana con Place Massena, cuore pulsante di Nizza, sullo sfondo

Tutte le giornate hanno un termine, e a un certo punto il Miroire d’eau viene spenta, la fontana che costeggia roue Massena fino a Place Massena. E’ ora di rientrare e salutare questa Nizza.

Nizza, Miroire d'eau
Miroire d’eau, Nizza

Poetica, colorata, Nizza è turistica, ma non banale, colorata ma non eccessiva.

 

 

 

Mare impetuoso contro uno scoglio

Mare impetuoso (non al tramonto)

Mare impetuoso, mosso, agitato. Uno spettacolo che per quanto possa intimorire non lascia indifferenti. Può affascinare o anche contrariare chi se ne vorrebbe stare steso in spiaggia ma non è proprio il mio caso.

Mareggiata Baia del Corvo
Una mareggiata particolarmente intensa a Varazze (SV)

Lo spettacolo del mare impetuoso che si infrange senza sosta contro la costa che fino al giorno prima accarezzava dolcemente mi lascia a contemplarlo e a cercare di coglierlo in tutta la sua bellezza. Le mareggiate contribuiscono a pulire il mare e la costa abbandonando i detriti più grossi a riva.

Onda mareggiata varazze
Onda che si infrange sugli scogli

Questa mareggiata risale al 26 agosto 2014 e le immagini sono state prese tra la Baia del Corvo e Varazze sul Lungomare Europa scendendo dove possibile senza correre rischi a livello della spiaggia che in molti casi era ridotta a una striscia minuscola di scogli che venivano spesso bagnati dal mare impetuoso con le sue onde più alte.

Mare impetuoso mareggiata Varazze (SV)
Onda che completa il suo ricciolo

Il mare impetuoso ha sempre suscitato delle allegorie in diversi artisti di diverse epoche, tra cui Alessandro Manzoni nel 5 maggio a raffigurare le difficoltà della vita fino ad arrivare in tempi decisamente più moderni con generi totalmente diversi come Zucchero con la sua “il mare impetuoso al tramonto salì sulla luna e dietro una tendina di stelle…” della quale francamente non riesco a trovare un significato, sempre che sia un’allegoria…

Schiuma che accompagna la risacca mare impetuoso
La schiuma che accompagna la risacca

Osservare il mare impetuoso durante una mareggiata trasmette due sensazioni contrastanti. La prima è di furia, oppressione, quando le onde si susseguono e sembra che siano sempre più vicine. Poi arriva la seconda sensazione, quando questo ritmo si rompe, generalmente dopo un’ondata particolarmente lunga ed intensa, in cui prevale il silenzio vicino, subito sostituito dal fruscio delle bollicine d’aria intrappolate nella schiuma che si rompono. Il mare da lontano sembra sempre minaccioso e scuro, e da vicino però è bianco, quasi confortante.

 

Mare impetuoso mareggiata agosto 2014 varazze baia del corvo
Onde che si susseguono vicine con impeto crescente

Ciò che mi affascina particolarmente della Liguria è il territorio che è aspro e montuoso fino a gettarsi in mare. Il paesaggio della Liguria ritorna frequentemente nelle poesie di Montale, specialmente in Ossi di Seppia e penso che la descrizione di una terra aspra, dura, arida ma al contempo bella siano proprio calzanti anche oggi.

Mare impetuoso, Varazze Cogoleto 2014 mareggiata
Due onde che iniziano a rompersi a diverse distanze

La cosa più curiosa dei metodi per misurare la forza o quanto il mare sia impetuoso è che la scala più ampiamente utilizzata in passato (Beaufort) si basa sull’osservazione empirica dello stato del mare. Tuttavia questa scala ha tutt’ora valenza internazionale.

Mare impetuoso contro uno scoglio
Spruzzi d’acqua di un’onda che si scontra con uno scoglio

Non c’è nulla da fare, sarà anche bello il mare quando è calmo e si può andare in spiaggia, ma questi spettacoli sono affascinanti. Rimango un fan del mare d’inverno e quest’estate particolarmente piovosa e meteorologicamente poco prevedibile mi ha regalato proprio dei bei momenti.

Mare impetuoso, liguria estate 2014
Doppio spruzzo su scogli
Inondazione Lambro

Inondazione Parco Lambro 13 novembre 2014

Inondazione Parco Lambro, breve resoconto fotografico.

Propongo una serie di scatti, volutamente delle  istantanee per trasmettere il più possibile il sentimento dello scampato pericolo (inondazione Parco Lambro).

Volutamente la galleria carica in ordine casuale ogni volta perché vuole essere solamente una galleria e non un reportage.

E’ impressionante vedere quanto velocemente un fiume può modificare il suo comportamento abituale e invadere spazi che normalmente vengono considerati sicuri.

Queste emergenze sono sempre più frequenti e c’è da domandarsi quanto l’uomo sia responsabile e quanto sia un normale evolversi del clima.

In quasi 10 anni a Milano, per la prima volta vedo il Lambro minaccioso nel Quartiere Feltre tanto da invadere la strada sotto la tangenziale, prima della rotonda del cimitero di Lambrate.

Dopo il giro nel parco restituito dal fiume all’uso comune la sensazione è di scampato pericolo.

In fondo il fiume ha fatto pochi danni, tutto sommato non scorre poi così veloce e fortunatamente il piano regolatore non ha mai permesso troppe costruzioni così a ridosso del fiume.

Fortunatamente le previsioni si sono rilevate corrette come indicato qui.

Se qualcuno volesse usare queste foto deve solamente chiedere, comunicarmi dove verranno pubblicate, a patto che venga citato questo spazio e non vengano rimossi i miei marchi.

Si possono tranquillamente usare i bottoni qui sotto per la condivisione.

Potete scrivermi dalla pagina “contattami” per qualsiasi informazione o per l’utilizzo delle immagini o per averne a maggior risoluzione.

Chiaro di Luna – Moonlight Time Lapse Full HD

Una sera di fine estate in liguria quando la brezza di terra inizia a sospingere cumuli bassi in cielo verso il mare. La luna riesce a spingere i suoi raggi fino a lambire il mare calmo di una serata tranquilla.
E’ possibile vedere in basso a sinistra una barca di pescatori che pescano con le lampade, una così detta “Lampara”.
Una stella (vista l’ora, la posizione e il periodo dell’anno probabilmente è Antares) fa capolino tra le nubi e sembra giocare a nascondino con la luna.

Dati del lavoro:

  • Canon Eos 1100D + EF 20-35 f/3,5-4,5.
  • 20 mm f/3,5 1/2s 3200 iso
  • 1 scatto ogni 5 secondi, 760 fotogrammi @25fps
  • Accelerazione temporale: 125x